Emilio Scanavino torna sulla scena milanese, negli spazi della Galleria Robilant+Voena, con una mostra realizzata in collaborazione con l’Archivio Scanavino che propone una nuova possibilità di lettura del lavoro dell'artista genovese, attraverso una selezione che sottolinea la carica sperimentale e la potenza del suo dirompente e autentico linguaggio. La mostra è curata da Greta Petese, Presidente del Comitato scientifico dell'Archivio. Le opere proposte, circa quaranta tra sculture, dipinti e disegni su carta, realizzate tra gli anni ’60 e inizio degli anni ’70, molte delle quali inedite, si caratterizzano per l'importante cifra innovativa e concettuale oltre a costituire una rilevante risorsa per la narrazione di un percorso particolare della produzione di Scanavino, che lo sottrae a facili classificazioni. Scrive Elisabetta Longari nel suo testo in catalogo: “Queste forme, dichiaratamente in perenne stato di metamorfosi e trasformazione, in una sorta di eterno transito, parlano un idioma larvatamente surrealista, ma di un surrealismo antiretorico e scarnificato, lontano da ogni inclinazione letteraria.” E ancora: “Con ogni evidenza alcune opere introducono pratiche che vanno molto al di là delle tecniche tradizionali. Una spiccata curiosità per la genesi, tanto naturale quanto artificiale, delle forme, perfino per certi ready made, testimoniata in primis dall’attività fotografica ancora prevalentemente inedita, spinge l’artista alla sperimentazione e all’impiego di materiali altri rispetto a quelli propri delle belle arti, portandolo a esiti sorprendenti, in alcuni casi vicini per sensibilità a certe operazioni dell’arte povera, parallelamente a esse ma spesso anche ante quem.” L’ordine della mostra segue una linea che mette in luce la fitta rete di dialoghi tra il processo creativo, la forma e la sperimentazione di un sistema espressivo, seguendo un'indagine incentrata sul percorso tra progetti, studi preparatori e opere finite, che permette di scorgere il momento che precede la creazione. Molti dei disegni esposti - quasi tutti escono per la prima volta dallo studio dell’artista - raccontano l’iter che, dal nucleo generatore del pensiero di Scanavino, arriva fino alla realizzazione materica delle sculture presentate e, fra queste, molte sono state lontane per diverso tempo dalla scena espositiva come, per citarne una, la fusione in bronzo “Dio malato” visto l'ultima volta nel 1990 alla Galleria del Naviglio. La mostra Dialoghi Inediti, attraverso la selezione operata da Greta Petese, segna una modifica del confine tra lo spazio della pittura e della scultura, il quale diviene sempre più evanescente. Così la materia ceramica è appesa ad una tela e la pittura assume una dimensione di carattere sempre più essenziale, mostrandosi attraverso il vuoto di “monocromie abitate” che non perdono però il filo con la volontà di impadronirsi dell’esistenza e delle sue materie.
Inaugurazione giovedì 10 maggio, ore 18.00
Contatti per il pubblico: Galleria Robilant+Voena
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